giovedì 21 agosto 2008


ZERO (I)


Il nostro pensiero oggi è così legato al tema del recupero, che l'infinito è un cerchio chiuso senza soluzione di continuità. E' eterna presenza. Questa potrebbe apparentemente essere l'epoca di LaoTze. Oppure quella del pensare niciano del XXII secolo.

Da: „I diari di Sol“


E' il mio turno. Hanno chiamato il mio nome, è il mio nome quello sento vibrare nel vento.
E' spaventoso.
All'improvviso tutto ciò che ti gravita intorno, indolente, si drizza, e veloce, in forza centrifuga, si allontana da te, spazio intorno a te, vuoto.
Credevo di essere solo, credevo di essere immune, credevo di essere spalmato di grasso, così che ogni cosa potesse scivolare via.
Ma questa è la prerogativa del gioco: occorre immergersi, occorre bagnarsi. Occorre sentire il freddo sulla pelle, il cuore rimbalzare, i nervi tendersi, così da non avere dubbi sul fatto di essere noi, e proprio noi. Questo è richiesto. Richiesto e preteso.
Questo caldo, è esasperante, sembra irreale, impedisce di muoversi, inibisce il pensiero. Dal finestrone sembra tutto immobile, la strada deserta, la luce tenue delle lampade organiche attraversata dai fiocchi bianchi.
Verrebbe voglia di aprire i vetri. Fuori tira certamente un po' di vento fresco, sarebbe piacevole sentirlo sul viso, ma dovrei indossare i filtri...Jorgja e nonna Sarah non sarebbero d'accordo... e faccio già abbastanza fatica a dormire. Questa notte ho evitato anche il Liki...
Il silenzio orchestrato dalla neve che cade, trasforma lo spazio, ne trasforma la memoria. Stenti a riconoscere i luoghi, perchè la memoria si appoggia anche sui rumori, e questa neve li copre, sofficemente copre i ricordi. E' un demiurgo. Inventa mondi nuovi, mai visti, un attimo dopo, scomparsi.
Devo proprio uscire.
Porterò una bottiglietta di Liki con me.
La scaletta di alluminio mi porterà all'uscita superiore, sul tetto di vetro.
Sarebbe vietato uscire, ma a quest'ora nessuno mi vedrà.
Se fossi un cittadino esemplare dovrei indossare la mascherafiltro, il giaccone, la tuta termica. Una vera rottura di palle, e il mio corpo è così caldo. Se fossi un cittadino esemplare, semplicemente non uscirei.
I filtri nasali saranno sufficienti.
Sollevo il vetro pesante e mi ritrovo nel mondo fuori. Riesco a sentire l'aria fresca anche attraverso il filtro.
Seduto sul tetto trasparente, in compagnia del piacevole freddo improvviso, guardo ipnotizzato i fiocchi cadere indisciplinati sopra di me, vorticosi nel vento leggero. Era esattamente questo ciò che immaginavo guardando oltre il finestrone, un attimo fa: il vento, il vento che accarezza la pelle, il vento tagliente. La frizzante libertà, così frugale. Ci vuole un goccio..
Questo vuoto improvviso, questo freddo, questo buio colpiscono al centro dello stomaco. Ecco come sentirsi perfettamente soli e perfettamente sicuri.
Strano contrasto laggiù: il fumo dei camini gemelli del plastiriciclatore e la neve che lo attraversa. Strano davvero. La neve non ha odore, così questa immagine ha come unico fetore quello dei riciclatori. Peccato. Peccato che questo candore abbia un simile correlato. Ma insomma, l'imperfezione della vita non è mai stata discussa.
Questo liquoroso stasera tira verso la poesia...mmh. Il PK. Grilla.

Sono quì.“
Oja, Sol, mi trovo giusto sotto un getto d'acqua bollente. Che si fa intorno a te?“
Sixj! Sono quì col Liki che mi accompagna in voli strani. Sono al freddo piacevole, sotto la neve...“
Sei il solito folle, al buio, al freddo, sai che non mi piace che te ne stia lassù da solo. Avresti almeno potuto zompare quì, tu e il Liki, una doccia calda non si nega a nessuno...e nemmeno un goccio...“
Già...ma quì succede qualcosa...questa neve...“
Sì, la vedo. Tocca il vetro e scompare, è un po' nervosa, agitata, mentre io sono tra il fuoco incrociato della doccia, lei pretende di raggiungermi. Penso mi ami. Poco più di te...“
Dici bene, honey. E la giornata?“
Normal. Assolutamente.“
Normal. Accendi il visore.“
Accendi il tuo...“
Sai che sono fuori...“
Sai che sono in doccia...“
Bien, bien, Sixj. Credo che rimarrò quà fuori ancora un po', pensando a te...“
L'acqua è finita, caz...oja Sol. Tomorrow.
Tomorrow, dear.“
Jorgja risplende come un sole pazzo. Ti scalda, si nasconde, ritorna.